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Comunicato stampa | Vita da vecchi

Vita da vecchi
«Pensarsi umani, a prescindere dall’età»

 

Mercoledì 22 settembre, per Edizioni Gruppo Abele, esce in libreria Vita da vecchi. L’umanità negata delle persone non autosufficienti, di Antonio Censi. Una testimonianza dall’interno dei servizi per le persone anziane non autosufficienti, per un nuovo modello di assistenza e di riconoscimento dell’invecchiamento.

Anziani, individui ai margini

In una società che privilegia l’attività, la giovinezza, la gradevolezza dell’aspetto esteriore, le persone anziane e non autosufficienti sono, spesso, individui ai margini. Parrebbe che l’unico ruolo socialmente riconosciuto a queste persone dai corpi fragili e non più (ri)produttivi sia quello di consumatori di prestazioni sanitarie o di «clienti delle aziende di servizi». L’assistenza degli ospiti in RSA – che la pandemia ha messo prepotentemente al centro del discorso pubblico – talvolta testimonia questa realtà: organizzazioni fortemente burocratizzate che rinchiudono le persone in rigide categorie nosografiche (per età, per malattia, per necessità), privandole della loro dignità e, di fatto, della loro umanità.

L’autore di Vita da vecchi denuncia le situazioni in cui i residenti vedono disattesa la loro aspettativa prioritaria, che non è solo quella di essere curati e assistiti, ma anche – anzi, soprattutto – di essere riconosciuti parte di una comunità accogliente e umanamente compresi: «La fragilità è una condizione che attraversa e accomuna tutte le generazioni. Diventare vecchi può essere concepito come una espressione all’ennesima potenza di quella fragilità che ci costituisce come esseri umani».

Alla ricerca di un nuovo modello

Il libro è un documento prezioso in quanto testimonianza dall’interno: Antonio Censi ha infatti all’attivo una vita di lavoro nel settore socio-assistenziale per anziani. E inizia con una notizia che, nella sua paradossalità, è sconcertante: ad oggi nessuna istituzione italiana è in grado di sapere con esattezza il numero delle persone anziane non autosufficienti. Figlie di una visione puramente biomedica dell’invecchiamento, le RSA – introdotte in Italia a metà degli anni ’90 – sono strutture di spiccata natura aziendalistica dove la persona anziana non autosufficiente perde legami, contatti finanche il governo di sé, della propria vita e delle relazioni umane. Per Censi queste strutture rispondono non solo alla necessità di trattare le persone anziane, ma assolvono la funzione latente di proteggere la società dalle ansie associate al declino fisico e psichico, marginalizzando gli anziani non autosufficienti, nascondendoli alla vista della società. Esempi virtuosi esistono, ma spesso sono affidati all’attività di volontariato e inseriti all’interno di spazi di tempo ritagliati di forza fra una prestazione sanitaria e l’altra.

Le strazianti vicende in cui sono state coinvolte le RSA durante la pandemia dovrebbero indurci a una riorganizzazione radicale di questi servizi, rivelatisi palesemente inadeguati a coniugare la qualità dell’assistenza con il riconoscimento identitario e la comprensione umana dell’esperienza dei residenti. Antonio Censi tocca così un tema di estrema attualità, e mette in evidenza la necessità di ripensare i modelli di accoglienza e di cura dei più fragili nella società.

La vera sfida oggi è preservare la dignità di chi ha avuto e ha una vita che va riconosciuta, e non messa da parte. Per pensarsi e riconoscersi umani, a prescindere dall’età.

L’autore

Antonio Censi si è laureato in Sociologia nell’Università di Trento e ha perfezionato la sua formazione nell’ambito della Scuola italiana di psicosocioanalisi Ariele di Milano. È stato direttore sociale di una grande residenza per anziani. È autore di numerosi articoli pubblicati in riviste di sociologia e di organizzazione dei servizi socio-sanitari.

IL LIBRO

Vita da vecchi
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