COMUNICATO STAMPA
Fa differenza. Comunicazione corretta e lotta di classe
Come le parole possono cambiare il mondo. Letteralmente.
Mercoledì 29 maggio, per la collana i Ricci di Edizioni Gruppo Abele, esce in tutte le librerie Fa differenza. Comunicazione corretta e lotta di classe, di Manuela Manera.
Un saggio sulla comunicazione come strumento di lotta contro disuguaglianze e oppressioni, che invita a riflettere sul potere politico delle parole e sul peso che la lingua ha nel costruire la società che attraversiamo.
Oltre il politicamente corretto
Manuela Manera lo dice subito, fin dall’introduzione: «Questo è un testo politico. È un testo politico e parla di parole. Dismettiamo una volta per tutte la falsa dicotomia che oppone azioni e pensieri, fatti ed enunciati». Fa differenza è un saggio che parla di parole e di come queste abbiano un peso significativo nel costruire la realtà, semantizzare i concetti, costruire da zero idee e anche relazioni. Le parole possono abbattere stereotipi o rafforzare oppressioni, mentre un discorso politico può accendere gli animi o diffondere disinformazione finanche allarmismi. Per questo chi ha interesse a mantenere lo status quo – denuncia Manera – derubrica ogni attenzione a un linguaggio più plurale a mero ”politicamente corretto” o ideologia woke: etichette generiche e spesso abusate per denigrare qualsiasi iniziativa volta a promuovere l’inclusività e combattere le discriminazioni. Ogni persona ha responsabilità nel costruire, con le parole che sceglie di usare, un universo narrativo – e quindi reale – che sia migliore per tutte e tutti. Il saggio è quindi un invito ad allargare lo sguardo, ricercare la complessità e sviluppare una coscienza critica, prendendo parte attiva alla trasformazione sociale che inizia dalle parole che utilizziamo tutti i giorni.
Lotta di comunicazione e lotta di classe
Nell’introduzione al volume, Manuela Manera espone l’urgenza di una comunicazione che non solo racconti ma trasformi la realtà. Manera prosegue evidenziando come la lotta per una comunicazione corretta sia, in realtà, una lotta di classe, sottolineando l’importanza di un linguaggio che non perpetui le oppressioni esistenti: le parole, infatti, «alimentano i nostri immaginari, strutturano i nostri concetti, verbalizzano le nostre idee, guidano le nostre azioni» Attraverso domande provocatorie, l’autrice invita il lettore a riflettere sul proprio ruolo nella trasformazione del linguaggio, guidandolo nello smantellamento delle strutture linguistiche oppressive verso una comunicazione più equa e consapevole. Un capitolo importante è dedicato alle tecniche di manipolazione e allarmismo utilizzate da media e politica, fornendo strumenti per riconoscerle e contrastarle. Il libro si conclude con un invito a intrecciare una nuova comunicazione collettiva, capace di resistere all’intransigenza e di promuovere il cambiamento sociale.
«E tu come reagisci quando ti viene fatta un’osservazione linguistica? – chiede provocatoriamente Manera – E cosa pensi dei cambiamenti in mezzo ai quali, volenti o nolenti, ci ritroviamo?». I valori nei quali ci identifichiamo vanno mostrati anche attraverso i nostri atti linguistici, per non rischiare uno scollamento tra quello che facciamo e quello che diciamo.
L’autrice
Manuela Manera ha conseguito un dottorato di ricerca in Italianistica ed è libera ricercatrice su Gender studies e Linguistica. Attivista transfemminista, fa parte del comitato scientifico del CIRSDe e conduce corsi di formazione sulla relazione fra lingua e genere; insegna Lettere nella scuola secondaria ed è autrice di libri e articoli su varie testate e riviste.