Edizioni Gruppo Abele, in quanto marchio editoriale, esiste da più di quarant’anni. La riforma del Terzo Settore, che ha coinvolto tutte le realtà del cosiddetto non-profit, ha reso necessario lo scorporo dell’attività editoriale dalle altre aree di intervento dell’associazione Gruppo Abele Onlus di cui Edizioni Gruppo Abele faceva parte dal 2010, portando alla nascita di una forma autonoma della casa editrice. Nel 2021 la casa editrice Edizioni Gruppo Abele si è costituita come impresa sociale, in quanto esercita
«in via stabile e principale un’attività d’impresa di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, adottando modalità di gestione responsabili e trasparenti e favorendo il più ampio coinvolgimento dei lavoratori, degli utenti e di altri soggetti interessati alle loro attività»
D.Lgs 112/17
Questa riforma prevede, per tutte le realtà del terzo settore, la pubblicazione del Bilancio sociale, un documento che espone con chiarezza non solamente la situazione economico-finanziaria, ma anche gli obiettivi, le caratteristiche, la mission e le ricadute sociali e culturali dell’ente. La stesura di questo primo Bilancio sociale è stata quindi l’occasione per fare il punto sull’andamento dell’anno 2021, raccogliere suggerimenti e suggestioni provenienti dall’équipe di lavoro ed esporre punti di forza e necessità di miglioramento.
Qui di seguito pubblichiamo l’editoriale introduttivo del direttore editoriale, Livio Pepino. A fondo pagina il bottone per leggere e scaricare il bilancio sociale completo.
Buona lettura!
Introduzione al bilancio sociale 2021 di Edizioni Gruppo Abele
di Livio Pepino, direttore editoriale
Il 2021 è stato per la casa editrice un anno di transizione e di ripensamento. Venivamo dal 2020, annus horribilis in conseguenza della pandemia, che aveva abbattuto le vendite, ridotto la visibilità dei libri e reso difficile anche la programmazione a seguito delle diffuse incertezze sul futuro. Nel 2021 la vita è, almeno in parte, ricominciata, si è registrata in generale una, seppur timida, ripresa dell’editoria e sono ricominciati saloni, fiere e presentazioni pubbliche. Noi ci siamo inseriti in questa linea di tendenza complessiva, pur con alcune difficoltà specifiche dovute al cambio di distributore (fonte, nella fase iniziale, di inevitabili seppur limitati problemi conseguenti alla necessità di adeguarci a modalità di promozione e distribuzione diverse). Lo sforzo principale è stato quello di tenere nell’anno, pur in assenza di titoli di grande richiamo mediatico (per tema o per autore), e di mettere alcune basi per il futuro.
I nostri settori di intervento sono stati quelli classici, con qualche significativa novità.
Un primo filone è stato quello – per noi qualificante, data la natura e la ragion d’essere della casa editrice – del disagio, della devianza, dell’emarginazione: tre libri dedicati, rispettivamente, alla psichiatria (Piccolo manuale di sopravvivenza in psichiatria, di Angela Spalatro e Ugo Zamburru), a droga e dipendenza (La droga in testa di Henry Margaron) e alla condizione degli anziani (Vita da vecchi di Antonio Censi). Il filo conduttore di tutti e tre i testi è la ricerca di forme di maggior tutela delle persone e dei loro diritti. Il primo dei volumi sta avendo un discreto successo, anche in termini di dibattito culturale suscitato, mentre gli altri due hanno avuto una diffusione modesta, a dimostrazione della difficoltà per libri così specifici di emergere, soprattutto in assenza di un’attività promozionale forte. Si tratta, peraltro, di libri importanti e qualificanti, su cui occorre insistere pur scontando che si tratta di opere, in qualche misura, di nicchia.
Le pubblicazioni della collana Palafitte, che prevede conversazioni/ interviste con alcuni testimoni del nostro tempo, sono intervenute in parte significativa nel secondo semestre e, dunque, un giudizio definitivo sul loro andamento è prematuro. Quest’anno sono stati chiamati a raccontare e a raccontarsi Moni Ovadia, Marco Tullio Giordana, Michele Riondino e Laura Boldrini. Il tentativo è stato quello di intercettare alcuni dei fermenti, presenti nella società, di vitalità e di reazione al pensiero dominante. È una prospettiva che riteniamo importante tener ferma, anche se l’esperienza del 2021 (avvalorata da quella degli anni precedenti) ci sta inducendo a riflettere sul futuro e a ipotizzare una maggiore attenzione ai temi piuttosto che ai profili personali e biografici degli intervistati.
Ovviamente ci siamo occupati anche di alcuni temi politici caldi, convinti come siamo che la dimensione politica è la sola che può modificare in meglio la società, a livello interno e a livello internazionale. Eterogenei gli argomenti toccati: le tasse, per la penna di Francesco Pallante; il lavoro che non c’è, soprattutto per le donne, affrontato da Edi Lazzi; la pace e la sua connessione con l’ambiente, trattato dal Mir; alcuni profili culturali della questione palestinese, con la ripubblicazione di un classico di Nurit Peled-Elhanan. Si tratta, in tutti i casi, di volumi da catalogo, più che di attualità, che stanno rispondendo alle attese.
Tre sono stati i libri per bambini del 2021 (di Giulia Oberholtzer, di Maria Gianola e del classico Jimmy Liao): per essi – come per tutta la letteratura dell’infanzia – la diffusione si misura nel tempo. Per intanto ci stiamo orientando ad affrontare anche temi leggeri, affiancandoli a quelli, molto impegnativi, che hanno in passato costituito il nostro proprium, con risultati altalenanti.
Infine ci sono state, nell’anno, due importanti novità. La prima è l’esplorazione di un tema per noi inedito: quello delle parole e del linguaggio, affrontato da due studiosi di primo piano come Vera Gheno e Federico Faloppa in un accurato Abbecedario per una comunicazione consapevole. La centralità del tema e i riscontri positivi intervenuti ci inducono a progettare un ritorno sul punto o su questioni affini nel 2022. La seconda novità è il varo di una nuova collana (Trampolini) destinata agli adolescenti e costruita con una grafica e un formato mirati su quella tipologia di lettori: per ora siamo fermi a un libro (A un metro dal futuro. Speranze e paure di una gioventù sospesa, di Marco David Benadì) ma già abbiamo una programmazione per gli anni a venire, con testi sulla questione dei migranti minorenni e sui disturbi alimentari degli adolescenti.
In conclusione – come già detto – è stato un anno di passaggio. Le prospettive sono tuttora incerte, anche perché la pandemia e suoi effetti non sono ancora alle nostre spalle. Ciò costituisce un peso significativo: sia nella distribuzione che nella ideazione di nuovi testi e nella ricerca di nuovi autori/autrici. Ma qualche segnale positivo comincia a intravedersi. E, in ogni caso, le idee e i progetti non ci mancano!