Editoriale

In ricordo di Carlo Smuraglia

Apprendiamo con profonda tristezza che il professor Carlo Smuraglia, presidente emerito di ANPI e nostro amato autore, è venuto a mancare.

Affidiamo il nostro cordoglio alle parole di chi fra noi lo ha conosciuto meglio: il nostro direttore, Livio Pepino, e Francesco Campobello che lo ha intervistato lungamente per il loro libro Con la Costituzione nel cuore.

Arrivederci, Professore

Ricordo di Carlo Smuraglia

di Francesco Campobello

La vecchiaia spesso si accompagna al pessimismo, alla malattia, alla resa. Col passare degli anni si guarda sempre più spesso al passato, e in particolare al proprio passato, piuttosto che al futuro. Per Carlo Smuraglia era il contrario. Per tutta la sua lunga vita si è indignato, ha lottato, ha riflettuto e ha agito. A chi gli chiedeva se avesse qualche rimpianto, rispondeva: «certamente fino al 1946 ho fatto il mio dovere», come se una vita di battaglie repubblicane, sociali e giuridiche, non reggesse il confronto con la liberazione dal nazifascismo. Mi fa piacere ricordarlo a partire dall’ultima pagina del libro Con la Costituzione nel cuore, dove parla di ottimismo della volontà, di futuro, di coerenza.

Grazie Carlo, sei stato un esempio e un amico.

 

Eppure, nonostante questo quadro, lei è ottimista e vede la possibilità di un futuro migliore…
Io mi rifaccio al settembre-ottobre del 1943. Come ho già detto, se qualcuno, analizzando realisticamente la situazione, avesse detto a noi giovani: «Ma cosa credete di poter fare? Vi volete mettere contro l’esercito più forte del mondo? Lasciate perdere, non avete nessuna prospettiva» sarebbe stato difficile dargli torto. Ma ha prevalso, giustamente, l’idea di libertà e di democrazia a qualunque costo. Perché oggi non possiamo fare altrettanto?

In altri termini, se siete riusciti allora ad andare avanti e a cambiare il Paese, oggi lo si può fare ancora.
Proprio così. Il futuro è in gran parte nelle nostre mani. Se diciamo che non ci sono alternative e ci arrendiamo, non ci sarà avvenire. Ma se riflettiamo sul fatto che l’Italia durante e dopo la guerra ha visto e vissuto di tutto ed è comunque sopravvissuta e risorta, possiamo ritrovare la speranza. Abbiamo avuto tentativi di colpi di Stato, stragi politiche e stragi mafiose, spesso tra loro intrecciate, gli anni di piombo e del terrorismo, e li abbiamo superati. Perché non dovremmo riuscire a fare altrettanto con le difficoltà attuali? Bisogna mantenere ferma la capacità di indignarsi. Io mi indigno spessissimo e moltissimo quando vedo i telegiornali o ascolto la radio la mattina; ma poi rifletto e ritrovo le ragioni di un impegno non visionario ma fondato sulla ragionevolezza, sulla fiducia e, magari, su una piccola dose di utopia. Non sono un ingenuo o un illuso, ma voglio richiamare le parole e il pensiero dell’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che aveva partecipato alla Resistenza e aveva sognato, come tutti noi partigiani, un Paese diverso. Ebbene, Ciampi, coerentemente con questa linea, ha intitolato un suo libro Non è il paese che sognavo, ma in esso, rivolgendosi ai giovani, ha citato come esempio i fratelli Rosselli, che diedero a un foglio clandestino, in periodo fascista, il titolo Non mollare. Non è il mondo che ci aspettavamo ma continuiamo a combattere perché diventi il mondo che avevamo sognato; e sono convinto che se ci impegniamo seriamente, e con fermezza, tutto è possibile. Ho concluso la mia esperienza di presidente dell’Anpi, con un messaggio finale che contiene la mia filosofia e il fondamento del mio “ottimismo della volontà”, traendo spunto da una bellissima frase del poeta Ovidio («Il Creatore ha creato gli animali con la faccia prona, ma agli uomini comandò di guardare eretti il cielo e volgere lo sguardo verso le stelle»): dunque «schiena dritta, sguardo verso le stelle, con dignità e speranza; e il futuro sarà vostro». Un messaggio che spero vivamente venga raccolto. Può sembrare retorico, ma è davvero quello che penso e in cui credo, ancora nel solco di una frase del presidente Ciampi, rivolta a dei ragazzi «sta in voi di volgere in positivo le difficoltà di questi tempi»


Ciao Carlo

di Livio Pepino

Carlo Smuraglia se ne è andato. Per quasi un secolo è stato un punto di riferimento per chi perseguiva libertà e giustizia sociale. L’antifascismo non è stato per lui, come per molti, una parola da rispolverare una volta l’anno ma uno stile di vita a cui ci ha spesso richiamati, anche con durezza. La sua lunga intervista a Francesco Campobello ‘Con la Costituzione nel cuore’ riassume, fin dal titolo, scelto da lui e a cui era legatissimo, il suo pensiero, la sua passione, i suoi riferimenti. È quasi banale dire che ci mancherà ma è profondamente vero.

Ciao Carlo, ti sia lieve la terra

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