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Comunicato stampa | Il malinteso della vittima

Il malinteso della vittima
Una lettura femminista della cultura punitiva

 

Mercoledì 14 settembre, per Edizioni Gruppo Abele, esce in libreria Il malinteso della vittima. Una lettura femminista della cultura punitiva, di Tamar Pitch. La deriva penalista è diventata l’unica risposta ai fenomeni che stanno trasformando la nostra società. Ma a quale prezzo?

In nome della sicurezza

Fino agli anni ’80, il termine sicurezza significava la possibilità di una vita piena e sana, in un più ampio concetto di sicurezza sociale. La politica predatoria, perennemente a caccia di consensi, ha nel tempo sovrapposto al tema della sicurezza quello dell’ordine pubblico, in ottica di sicurezza individuale: un luogo è sicuro quando non si rischia un’aggressione. Perché, potenzialmente, tutte e tutti possiamo diventare vittima di qualcuno o qualcosa. Ma è davvero così?

Tamar Pitch, giurista anticonformista e accademica italiana, analizza quei passaggi che hanno portato la giustizia penale a diventare selettiva, in una vera e propria deriva punitivista che criminalizza solo alcuni reati, e non sempre quelli più dannosi: «La giustizia penale che conosciamo è classista e razzista» afferma nel testo. E anche sessista, aggiunge, perché stenta a riconoscere e perseguire come reati le violenze perpetrate contro le donne e si dimostra di difficile accesso per le loro rivendicazioni.

Non più oppressi e oppressori, ma una dicotomia fra chi può essere vittima e chi carnefice. Cristallizzare – silenziandole – queste identità diventa quindi il modo più semplice per coagulare consensi: da una parte i cattivi, stranieri soprattutto, e dall’altra i buoni, con l’etichetta di vittima. Rivolgersi alla logica e al linguaggio del penale per riconoscere le proprie ragioni «eleva precisamente la giustizia penale, nazionale e internazionale, a soluzione principe di tutti i problemi, a scapito della politica». E quindi più telecamere, più carcere, più polizia, più repressione. In nome della sicurezza, ovviamente.

Una lettura femminista

In questa accurata analisi, largo spazio trova il ruolo assunto talvolta dai movimenti in difesa dei diritti delle donne. Si parla di diritto all’aborto, ma anche di prostituzione e di gestazione per altri. L’autrice se lo chiede lungo tutto il libro: è utile alle donne che la rivendicazione dei loro diritti e delle loro libertà si pieghi a una logica punitivista, così facilmente territorio di consenso politico? Quando tutto si riduce a una lotta fra buoni e cattivi, s’impedisce di fatto un approccio più sfumato (e forse politico): se la Gpa è un reato, allora lo è sempre, indipendentemente che sia attuata in condizione di sfruttamento o di libera scelta? Allo stesso modo le donne che scelgono autonomamente di lavorare nel settore del sesso sono in una condizione analoga a quella delle vittime di tratta e prostituite?

In nome della sicurezza individuale, l’eterna lotta fra Antigone e Creonte – fra giustizia e legalità  – ha preso una deriva totalmente penalista, in cui tutto si risolve con la costruzione di nuovi reati, con nuove vittime e nuovi carnefici. Il rischio è quello di creare città della prevenzione – ma possiamo chiamarle anche stati di polizia? – dove una più organica riforma sociale viene sostituita da un aumento sproporzionato di sistemi di controllo e repressione. Tuttavia che prezzo ha, per la nostra libertà, tutta questa sicurezza?

L’autrice

Tamar Pitch, già docente di filosofia del diritto e di sociologia del diritto nell’Università di Perugia, ha insegnato in Usa, Canada, Messico, Argentina, Marocco, Cile. Dirige la rivista Studi sulla questione criminale ed è componente dei comitati editoriali di varie riviste italiane e straniere. Studia da sempre la questione criminale, i diritti fondamentali, il genere del e nel diritto. Tra le sue opere: La società della prevenzione (Carocci, 2006) e Contro il decoro. L’uso politico della pubblica decenza (Laterza, 2013).

IL LIBRO

Il malinteso della vittima - Tamar Pitch
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