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Edmondo De Amicis, in questo discorso agli studenti universitari torinesi, li esorta a sentire su di sé il peso delle diseguaglianze sociali, per porre al più presto rimedio ed evitare la disgregazione della società.
«Sì la questione sociale sarà antica come il mondo. Ma quello che è nuovo è la gigantesca potenza accumulatasi con l’oro in mano di cittadini privati, che s’alzano come sovrani in mezzo a popoli liberi, che posseggono parti della loro patria vaste come Stati, che tengon nella propria borsa la sorte di centinaia di migliaia d’uomini, che possono turbare a vantaggio proprio gl’interessi d’un’intera nazione e corrompere scopertamente moltitudini e poteri.»
È il 1892, Edmondo De Amicis esorta gli studenti universitari a riconoscere e combattere le diseguaglianze che attanagliano la società. Oggi, come allora, la ricchezza del mondo è nelle mani di pochissimi, contro le condizioni disagiate dei più. Ma non c’è vero progresso sociale senza uguali diritti per tutte le persone.
Prima pubblicazione: 1892
Introduzione di Francesco Pallante
Pagine
48 |
Formato
cm 11×16 |
Anno
2022 |
ISBN
9788865793114 |
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